Medici di famiglia, si allarga il fronte anti-convenzione.

Scioperi, assessori sconfessati dalla Sisac, fronti sindacali inattesi, e persino un nuovo sindacato che entra sulla scena - l'Amgi: tutto testimonia il delicato momento di scontro con le regioni che vive la medicina di famiglia. Il sindacato Fimmg ha dichiarato lo sciopero per il 19 maggio, ma le altre sigle non sono d'accordo. Per Fimmg il problema sta principalmente nella Sisac, l'agenzia interregionale controparte che nega la validità dell'accordo del 4 marzo tra sindacati, governo e presidente del comitato di settore (l'Assessore sanità ligure Claudio Montaldo ndr). L'intesa di marzo migliorava l'atto d'indirizzo nel senso voluto dai medici: ad esempio, evitava di destinare ai nuovi gruppi i compensi di chi lavora nei vecchi. L'accusa di Fimmg è che Sisac ha reputato l'intesa "espressione di valutazioni personali del presidente del comitato di settore". Del resto, pur frutto dello stesso comitato di settore, il nuovo Atto d'indirizzo non recepisce pienamente l'intesa, e per questo non piace né a Fimmg né agli altri sindacati. Inoltre, se è vero che con il silenzio-assenso il ministero della Salute gli avrebbe dato l'ok, è anche vero che il governo potrà approvarlo solo tra 15 giorni e fino al 13 maggio tutte le trattative in Sisac sarebbero dei "pour parler". La Fimmg, che preme per arrivare a un accordo nazionale in modo da non disarticolare il servizio della medicina generale tra le varie regioni, ha domandato provocatoriamente che il tavolo si trasferisca all'Aran, l'agenzia per i contratti degli ospedalieri, «dove una consolidata esperienza e tradizione negoziale potrebbe garantire un comportamento più corretto». Gli altri sindacati però non hanno le stesse richieste. E non sciopereranno. Snami ha più volte rilevato che in realtà bisognerebbe scioperare per evitare una convenzione "a perdere" come quella che si profila. Il presidente Snami Angelo Testa sottolinea poi come scioperare non convenga: i Mmg che scioperano devono garantire «visite domiciliari urgenti, assistenza programmata a pazienti terminali, assistenza domiciliare integrata (Adi) e prestazioni previste da Accordi regionali, si lavora quasi ordinariamente e si subisce la trattenuta per un lavoro regolarmente svolto». Concorda Pina Onotri segretario Smi: «Altro che sciopero è il momento dell'unità, dell'autocritica, e non delle divisioni. Non si mettano in campo iniziative volte a chiudere l'ennesimo accordo a iporisorse». Nel segno dell'unità i sindacati Smi-Snami-Simet hanno fatto un primo passo firmando con specialisti Fassid, radiologi Snr e Cgil-Cisl-Uil una dichiarazione contro i tagli previsti in conferenza stato-regioni. E ora, sempre nel segno del "No alla convenzione", dalla Bergamasca Bartolomeo Del Zotti, lancia l'Associazione Medicina Generale Indipendente, sindacato apartitico, ritenendo la misura colma a causa del rischio di sanzioni economiche per inappropriatezza, «sanzioni peraltro già in atto per diversi casi. Le risposte dei sindacati tradizionali sono state sempre e solo accettazione passiva e conseguente firma delle proposte della controparte, con solo alcune trattative locali su quote aggiuntive, spesso a fronte di compiti e richieste indegni e vergognosi. E' ora di dire basta e di rifondare un nuovo sindacato indipendente, senza capi e capetti».
Fonte: doctornews33.it
 

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